Se si è curiosi non si smette mai d’imparare.
S’impara dai libri, dalle persone, dalle esperienze.
Studiamo per poter fare cose nuove, ma ancor prima per diventare qualcosa che ci piaccia di più e per dare una direzione e un senso alla nostra vita.
Non mi è mancata la curiosità, la continua voglia di fare e diventare qualcosa di diverso, ho perso il conto dei lavori che ho fatto e delle persone che sono diventata in questi cinquant’anni, ma ancora ho la sensazione di sapere troppo poco.
Sono inquieta, incostante e creativa, forse anche per questo non ho amato la scuola. Continua a leggere
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Fermenti al Museo della Scienza e della Tecnica, con Yakult
La fermentazione mi accompagna da sempre, e guardando indietro, mi rendo conto che in ogni momento della mia vita, ha avuto un ruolo fondamentale sul mio percorso. Ho iniziato a pensare ai possibili parallelismi che sono insiti in un processo di trasformazione così rappresentativo della relazione tra uomo e natura. Faccio sicuramente della filosofia da marciapiede, ma sono certa che è solo guardando nel micro e nel macro si possa comprendere meglio per guardare al nostro futuro: personale e collettivo.
Perché sì, osservo i comportamenti di batteri e lieviti, ma anche delle stelle (adesso non so se vi sembrerò più normale o più matta di prima).
Questa è una lunga intervista a una persona che conosco da tempo e con cui potrei passare ore a parlare, di fermentazioni, di comunicazione e di vita. La stolko molto per farle creare un blog a suo nome, e non so quando, ma so che ce la farò.
Il nostro ultimo progetto insieme è #Ciboinfermento, un evento con Yakult ILab evento al Museo Nazionale della Scienza e della Tecnica di Milano
Antonella Losa
Nutrizionista, divulgatrice e consulente di comunicazione
Laureata in Alimentazione – Nutrizione Umana e in Chimica Organica
Quando hai cominciato ad occuparti di “fermentazioni”, e quando ti sei accorta di un risveglio nell’interesse qui in Italia e in Europa?
Fermentazione non significa solo alimenti, sono tanti i principi attivi medicinali che vengono ottenuti per questa via. Il mio primo incontro “live” con questa tecnica è avvenuto negli anni novanta, mentre lavoravo nel settore farmaceutico.
La differenza rispetto ai reparti di sintesi era intrigante: più variabili da dominare, molti più controlli durante il processo, per garantire un prodotto che doveva necessariamente essere sempre identico a sé stesso, anche perché la fermentazione, per sua natura fatica a dare un prodotto standard. Per riuscirci va piegata, dominata: è il suo bello e il suo brutto, si tratta di un processo vivo, che risponde, che si modifica se cambiano le condizioni ambientali.
In quegli stessi anni – ricordi? – si assisteva al primo boom dei corsi di degustazione del vino, con sempre più persone che si avvicinavano alla materia con interesse crescente al di là del piacere gustativo.
La voglia di capire perché un vino potesse essere tanto diverso da un altro, anche partendo dalle stesse uve, nello stesso territorio.
Tante le risposte, a partire proprio dal processo di fermentazione: modalità diverse, vini con diverse personalità.
Fu poi la volta dei micro birrifici, del cui sviluppo Milano fu antesignana. Se osservare e capire i risultati della fermentazione era stato fino ad allora lo stimolo principale, ora i tempi erano maturi per provare a sperimentare. E la produzione di birra si prestava particolarmente bene, anche per la situazione di mercato. Cominciava infatti a esserci una domanda concreta di birre non standard, diverse, da poter scegliere “su misura”, con un’impronta quasi artigianale.
Era ancora fermentazione e ancora, la cosa funzionava.
Da lì al pane e agli yogurt fatti in casa era solo questione di tempo. Gli scaffali dei reparti di elettrodomestici si riempirono d’un tratto di macchine per il pane e yogurtiere, e resero la tendenza chiaramente visibile a tutti.
La sfida ora è quella delle verdure fermentate, un trend in rapida diffusione negli ultimi anni, verso cui va anche passato un messaggio di cautela: è importante infatti conoscere e attuare le condizioni che garantiscono la sicurezza alimentare del prodotto finito. Continua a leggere
Raccontami la cucina uzbeka
Grazie al progetto di Expo worldrecipes, sto incontrando persone particolarmente interessanti, che mi ricordano puntualmente che devo imparare a spostare il mio pigro e occidentale punto di vista.
Dopo diverse ricerche, non avevamo trovato fonti e possibili contributor per l’Uzbekistan, quindi ho iniziato a provare delle strade alternative, per trovare ricette da riportare su Expo worldrecipes. A quanto pare laggiù non è ancora arrivata la moda del foodblogging, come forse potete immaginare…
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E poi domani, Expo Milano 2015
Da un anno e qualcosa di più, attraverso ogni mattina buona parte della città, da piazza Lima fino in zona San’Ambrogio, e osservo la città. L’ho vista cambiare, ho visto il fermento, ho visto i lavori, ho visto le interruzioni, ho visto la pazienza di alcune persone e mi è capitato di ascoltare e leggere la stanchezza di altre.
Milano è cambiata anche sotto il mio sguardo di cittadina in bici, è cambiata in meglio, e nessuno mi convincerà del contrario. È la Milano dei passanti che si sforzano di dare informazioni in inglese, è la Milano dello sguardo in sù dei tanti stranieri che negli ultimi mesi ho incontrato sempre più.
Lo scorso Salone del Mobile, è stata una breve anteprima, di quello che potrà essere, e vedere tanta gente in giro per le strade la sera, mi ha rallegrato.
Da ieri, ho quella strana sensazione, del “momento prima” quel vuoto senza tempo, che mi coglie prima di ogni avvenimento importante. Dai parti cesarei, al primo giorno di scuola, al mettere una fede al dito, al primo giorno di lavoro e potrei continuare per molte pagine, perché sapete che sono un’emotiva logorroica. Continua a leggere