Open BioMedical Initiative vince il FunkyPrize

La Giuria del FunkyPrize si è espressa: Bruno Lenzi e Open Biomedical Initiative ha emozionato e convinto tutti.

guardate qui e capirete.

funkyprize premio open biomedical initiative

Ho voluto aspettare oggi per comunicarvelo, scusate il ritardo, ma domani sarà una data speciale. Marco ci manca e ci accompagna da altri luoghi da esattamente due anni.

È stato bellissimo ricevere così tante candidature, potervele raccontare in un momento in cui c’è bisogno di idee, azioni e di ottimismo. Era quello che cercavamo, e in fondo questo premio serve a questo, a continuare la ricerca che Marco ci ha insegnato e che c’impone di non dimenticare.

Ho la presunzione di dire che anche al secondo anno, Marco ha ispirato e guidato la selezione e la scelta. Nulla capita mai per caso, e le coincidenze sono sacre, anche se non se ne distinguono spesso le motivazioni e i confini.

C’è tutto il pensiero FunkyPrize 2015 su questo progetto:

  1. Il digitale deve migliorare la vita delle persone
  2. Il digitale è connessione, scambio e cooperazione
  3. Scambio e cooperazione generano innovazione
  4. Innovazione è uso creativo di ciò che esiste già
  5. Il digitale è qui e ora.

La prima frase della candidatura cominciava così:

“We Help”. Questo è il motto scelto dall’Open BioMedical Initiative per rappresentare la sua missione e l’approccio al percorso intrapreso.
L’Open BioMedical Initiative (OBM Initiative) è un’iniziativa nonprofit globale di supporto alla Biomedica tradizionale, impegnata nello sviluppo collaborativo e nella distribuzione di tecnologie e dispositivi biomedicali in chiave low-cost, open source e stampabili in 3D. L’iniziativa è costituita da una community operativa, sostenuta e affiancata da un’associazione ONLUS Continua a leggere

Ti bastano i soldi Rebecca?

rebecca zamperini istambul postepay istudio

“Ti bastano i soldi Rebecca?
Ma certo, scherzi mamma? Con questi soldi a Istanbul ci vivevo dei mesi!”

Le ultime meravigliose parole di una giovane ragazza che con il suo zaino sta per partire per le sue prime vacanze da sola.
Ovvero, non partiva certo per la prima volta, in Turchia ci ha passato un anno della sua vita. È andata negli Stati Uniti, in Ungheria e a Barcellona con i suoi amici e in lungo e in largo per l’Italia. E ogni volta, quando è partita, ho sorriso nel vederla così seria e sicura di sé, pronta a conoscere il mondo con in tasca pochi soldi e tanta curiosità.

Ho sempre amato viaggiare ma non ho mai dato per certa la possibilità di poterla trasferire alle mie figlie. A diciassette anni sono corsa via da una famiglia che non poteva darmi più nulla emotivamente e culturalmente, con una determinazione che di cui, a ripensarci adesso, ancora non mi capacito. Poco più che ragazzina, ma mi sentivo forte e pronta per vivere le esperienze che mi sarebbero capitate… Continua a leggere

Connessioni e coincidenze sono opportunità

lago paola Sucato

Ci sono giorni in cui non si trovano le risposte. Si fa fatica anche a capire quali siano le domande. Colpa della malinconia che a volte assale e non si deve scacciare, perché ho imparato che la si deve vivere, come tutte le altre emozioni.

Oggi è il secondo compleanno dell’uomo che ho amato nella mia vita e che mi ha insegnato a non smettere mai di amarla, anche quando la sua è finita. Guardo fuori e cerco di non smettere mai di vedere il bello e il buono che ho davanti.

Stamattina pensavo a come, da quando non c’è più, osservo di più i dettagli, le coincidenze e gli eventi. ma anche il cielo o semplicemente l’orizzonte mentre corro in bici e quando finalmente mi siedo. Quasi come se sapessi di poter trovare delle parole di Marco, delle sue indicazioni, ché tanto mi sono servite, anche quando mi arrabbiavo o le rifiutavo.

Poi le cose succedono, e spesso mi stupiscono, mi fanno sentire fortunata, ma intimamente non riesco a non pensare che di mezzo ci sia anche lui e la sua energia che continua a vivere intorno a tante persone.

È incredibile come questo venga dimostrato anche dalla rete e dai social network, Marco continua a essere ricordato, menzionato, citato e interrogato. Quante volte ho sentito dai suoi amici “Chissà cosa avrebbe detto Marco se… ” e poi comunque le risposte arrivano. La rete continua sempre a offrirle e le coincidenze capitano anche su internet.

E stamattina, mentre navigavo in rete e nella mia nostalgia, mi sono imbattuta nel video condiviso su FB di un’intervista a uno scrittore e ricercatore, che studia e racconta di coincidenze e connessioni (e io dico: umane e digitali, non esiste confine) tutto quello che a volte non ci soffermiamo ad osservare e cogliere, è sempre e comunque un’opportunità. Non fermarti, non avere paura.
Ho conosciuto Marco Cesati Cassin trent’anni fa quando lavoravamo nei villaggi turistici, e coincidenza vuole, oggi mi ha aiutato a capire.

Oggi il comitato del FunkyPrize ha presentato la giuria della seconda edizione del concorso: sono amici cari di Marco, che sapranno scegliere la migliore candidatura per poter regalare un’opportunità e far crescere i valori positivi della rete e del digitale, grazie alle aziende che stanno sostenendo il FunkyPrize.

Se stai leggendo e pensi che sia una coincidenza, cogli l’opportunità anche tu: candidati o segnalalo a chi credi abbia usato e osato il digitale.

Anna Matteo, il presidente di giuria, Paola Bonomo, Stefano Quintarelli, Marco De Rossi e Andrea Latino che hanno raccontato sul post linkato sopra del Funkyprize i loro aneddoti e i loro pensieri su Marco Zamperini

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Succo di ananas e zenzero, la ricetta africana

succo di ananas e zenzero

succo di ananas e zenzero

Con il caldo africano di queste ultime settimane, ho pensato spesso al succo di ananas e zenzero della mia amica Kady, la mamma di Maryam, compagna delle elementari di Blanca. Negli anni in cui le nostre figlie giocavano sono successe tante cose, molte belle, e altre dolorose, ma il nostro raccontarci in un misto di francese e italiano le ricette della nostra terra ci ha sempre accompagnato.

Abbiamo fatto insieme torte e pizze nei pomeriggi d’inverno mentre le bambine giocavano, ma lei mi ha anche preparato il più buon con cous di pesce che io abbia mai mangiato (spero non mi sentano gli amici ivoriani) e io le ho preparato le lasagne al ragù senza carne di maiale, per lei religiosamente proibita… Continua a leggere

Educare vuol dire rendere autonomi, non devo dimenticarlo


Rebecca e Blanca Zamperini digitali

Da questa settimana, Blanca e Rebecca sono fuori dagli esami: la prima ha concluso la terza media e Rebecca la maturità classica.

Fa impressione direte voi, e avreste ragione: come miliardi di altri genitori sono lì a pensare che il tempo passi in fretta, che siano diventati grandi di colpo e che “non ci sono più le mezze stagioni, signora mia”. Ma loro due nell’ultimo anno e mezzo hanno affrontato quello che non mi sarei aspettata e, come me, sono ancora in piedi e capaci di guardare avanti senza esitazioni.

Mi ritrovo felicemente costretta ad accettare il fatto che il mio invecchiare coincida con la loro maturità, e che le mie azioni incideranno sempre meno sulla loro vita. Poi ripenso spesso con terrore a quella frase di non so quale pazzo di uno psicologo: “La parte fondamentale nell’educazione di un bambino è nei primi tre anni di vita”, e ovviamente questa frase la senti solo quando ne hanno quattro di anni e allora immagini chissà quali disastri potranno mai accadere nella vita di tuo figlio, visto che in quei primi tre anni non pensavi di giocarti il tutto per tutto e ti sei concesso come genitore di distrarti un attimo, o di essere semplicemente un po’ imbecille, o ansioso o altro, come capita al 90% dei genitori onesti: sì, perché quelli perfetti non esistono, possono essere solo bugiardi. Che poi magari non è così, ma pensarlo mi fa vivere molto meglio, e non mi renderà meno orgogliosa delle mie ragazze, così come lo era il loro papà.
blanca e rebecca zamperini

In questi ultimi mesi, la vita milanese non mi ha concesso molto tempo per loro, ma quello che succede organicamente in questi casi è che si cresca più in fretta e che si debba in qualche modo gestirsi un po’ più autonomamente. Certo che quando mi sono resa conto che ero io a chiedere alle mie figlie cosa mancasse in casa per fare la spesa sulla strada del ritorno, ho capito che gli equilibri e i ruoli si stavano modificando notevolmente.

So bene di essere considerata dalle mie figlie una madre “originale”, capace di concedere libertà, ma allo stesso tempo di assillare su certi punti in cui divento intransigente. Non sono appiccicosa, che non vuol dire che non mi manchino le mie figlie quando sono lontane, ma considero così importante il fatto che loro facciano la loro vita e le loro esperienze, che la soddisfazione e l’orgoglio superano sempre l’eventuale nostalgia. Me lo aveva fatto notare la Rebecca a tredici anni: “Mamma, com’è possibile che le mie amiche vengano continuamente chiamate dalle loro madri sul cellulare e tu invece non mi chiami mai?” io poi rispondevo puntualmente e sarcasticamente: “Sei sicura di volere che io diventi una madre come le altre?” Smetteva immediatamente…

La stessa ragazza un anno dopo, si sentiva fortunata, perché lei sapeva cucinarsi una pasta o caricare una lavatrice. E se minimamente conoscete la Rebecca, vi ho detto tutto 😉

L’altro giorno, alla mia ennesima partenza, mi sono dimenticata di lasciare del contante a Blanca per le eventuali commissioni che vanno dalle spese di cartoleria, all’acquisto di latte – biscotti – pappa dei gatti – quindi giustamente, e dall’alto dei suoi 14 anni mi ha fatto notare che se le avessi fatto la Postepay come quella di sua sorella Rebecca, non ci sarebbero stati problemi.

Eh già perché la Rebecca mi ha dimostrato di essere particolarmente parsimoniosa e attenta nel suo anno di studio ad Istanbul: ha speso poco e non è mai rimasta in panne, sapendosi gestire la sua piccola quota mensile (certo l’imputazione più importante per una golosa come lei era ovviamente il kebab!)

Quando è tornata l’anno scorso, l’ho dotata della carta prepagata su cui, o dal suo conto o dal mio, versiamo la liquidità necessaria per le spese da studente e per le commissioni di casa e online.

Il suo atteggiamento verso il denaro è rimasto lo stesso, lo considera uno strumento per la gestione delle attività e del suo futuro, e le spese più pazze che fa sono quelle in libreria o su Amazon. Della serie che preferisco frenare sul kebab, che su romanzi, fumetti, o le biografie di Ataturk, vi pare?

Non si sa come, ma è già riuscita a prenotarsi un volo in Grecia, un altro per Istanbul e il ritorno su Milano al prezzo di un’andata e ritorno da Napoli in Frecciarossa in prima classe, quindi chapeau alla diciannovenne di casa, che solo adesso ha ripreso a respirare, dopo due mesi in cui ha recuperato 1 anno e mezzo di studio.

Scendo dai miei pensieri e  Blanca è ancora lì che mi guarda con gli occhi grandi da gatto degli stivali del Disney attuale di Shrek mentre mi chiede di farle la carta personale. E io me la immagino pronta a scappare per fare shopping con le sue amiche sul corso, quindi le ricordo che avrà comunque un limite e non sarà semplicemente una soluzione a tutti i suoi desideri.

A lei finora era bastata una nota sul mio telefono dove sommavo i regali dei nonni e i soldi guadagnati con alcuni lavori, dal racconto sui giochi ad alcune presentazioni che abbiamo fatto insieme. Ah certo anche le sue paghette, che invece sono sempre molto incasinate, un po’ perché mi dimentico io e un po’ perché si dimentica lei, perché sa che se le richieste sono giuste e necessarie, non le detraggo certo da lì.  Ma il confine è sempre troppo labile e mi rendo conto che bisogna ristabilire delle regole precise, per dare modo a tutte e due di capire e di gestire al meglio.

L’anno prossimo comincia la scuola superiore, ha già il suo abbonamento dell’ATM e questo della carta prepagata è un altro sano passo di crescita.

La mia generazione è cresciuta con l’idea dei soldi di carta e basta; considerando che di carta erano anche gli assegni e i libretti, ma i nostri figli sono cresciuti sentendo parlare e confrontandosi costantemente su  e-commerce, operazioni online di ricarica, i costi delle l’ultima app e così via. E mi rendo conto che se voglio farle crescere nella gestione delle loro finanze, questa è la buona strada ma che non sarà esente da attenzione e controlli vari da parte mia.

Conversando su questi argomenti con amici e genitori ancora nel tunnel adolescenziale, e con alcuni di loro anche davvero super precisi, ho avuto certezza sulla validità della proposta di  IoStudio, appunto di Postepay, la prepagata che le scuole hanno distribuito agli studenti delle scuole superiori.

Ok Blanca, questa sarà la tua ultima estate con il conto sul mio telefono, e il prossimo anno dovrai cominciare a gestire le tue spese con maggiore autonomia, che vorrà dire comprare i libri, comprendere quali saranno gli sconti di cui approfittare e tutto il resto. A settembre ti farò una sorpresa 😉

Nel frattempo se volete informarvi meglio, trovate tutto su IoStudio (bello che ci sia anche il Ministero della pubblica istruzione,  Perché sì, anche i cittadini che crescono vanno educati ad amministrare le proprie risorse, vedi gli ultimi fatti d’attualità in Europa…