Sardine scottate su zuppetta di lenticchie e broccoli al profumo di timo

Ricetta creata per CleoApp

 

È la prima volta che lavoro ad un progetto di questo tipo, e soltanto alla fine, conoscendo meglio le problematiche dei pazienti, o meglio ancora delle PERSONE con sclerosi multipla nel quotidiano (ovviamente non da un punto di vista terapeutico) e anche quelle dei dottori nella gestione degli stessi pazienti, ho avuto modo di riflettere su quanto possa essere innovativo.

E’ un progetto sviluppato da Biogen, un punto di riferimento in ambito neurologico che ha all’attivo diversi progetti pensati per le persone, al di là della terapia.

Si tratta di una App dedicata a chi vive con la sclerosi multipla e personalizzata, con temi dal benessere quotidiano, alle news verificate, alle attività fisiche e alle videoricette che abbiamo realizzato con Teresa BalzanoGermana Busca, e Francesca D’Agnano e seguite in ogni passo da Antonella Losa, preziosa nutrizionista e divulgatrice.
Ingredienti con determinati nutrienti, le cotture migliori per non perdere gli stessi nutrienti, ricette creative ma facilmente replicabili con un occhio alla sostenibilità e alla spesa. Continua a leggere

Torno a scuola

Se si è curiosi non si smette mai d’imparare.
S’impara dai libri, dalle persone, dalle esperienze.
Studiamo per poter fare cose nuove, ma ancor prima per diventare qualcosa che ci piaccia di più e per dare una direzione e un senso alla nostra vita.
Non mi è mancata la curiosità, la continua voglia di fare e diventare qualcosa di diverso, ho perso il conto dei lavori che ho fatto e delle persone che sono diventata in questi cinquant’anni, ma ancora ho la sensazione di sapere troppo poco.
Sono inquieta, incostante e creativa, forse anche per questo non ho amato la scuola. Continua a leggere

Fermiamoci per un panino

In questo paese sempre più bipolare, dove tutti (compresa me, ovvio) hanno la verità in tasca e sono pronti a giudicare senza mezzi termini, cerco di ricordarmi che la differenza vera la fa l’empatia, sempre e comunque.
E l’empatia non può passare che dall’ascolto, dall’incontro, dalla vicinanza e dall’esperienza.
Sia chiaro che non mi sento certo esonerata, visto che ho i miei bei problemi con una figlia adolescente con la quale ci si accusa a vicenda esattamente dell’assenza delle belle parole scritte appena sopra.

Ho letto cose brutte, ma anche tante belle in questi giorni in cui ci si sente in dovere di prendere una posizione (qualsiasi essa sia, in un paese democratico) e alcune di queste sono le più semplici, quelle che abbiamo davanti agli occhi, ma che non consideriamo mai abbastanza. Continua a leggere

Piemonte: una regione ancora da scoprire

Sono stata recentemente in giro per il Piemonte, e mi sono resa conto che pur avendoci vissuto per anni e continuato spesso a visitare Langhe, Monferrato, Torino e altro, mi mancano dei pezzi molto interessanti.

Forse è segno dell’età che avanza, ma mi ritrovo a pensare che anche luoghi piccolissimi e fuori da ogni circuito turistico abbiano un loro perché, soprattutto in Italia. Con la loro realtà, senza i soliti romanticismi da cartolina, riescono a raccontare una storia autentica e non quella nostalgica e a volte un po’ fasulla, di un passato idealizzato.
Anche per questo, ogni volta che ho potuto, ho trascinato amici a Costigliole d’Asti, Calosso o Cossano Belbo.

È come per il cibo: vorremmo tutti poter comprare un buon bicchiere di latte di una mucca che pascola in una distesa verde, ma se anche fosse possibile, non saremmo mai disposti a pagarlo quanto costerebbe realmente, anche potendocelo permettere.
Come se non esistesse una via di mezzo: quella del buon senso, per esempio: il Piemonte ha un’enormità di paesi bellissimi, con storia onorabilissima e vini da provare con gusto, quindi sì certo, va bene Alba, ma non esiste solo lei.
Avete mai visitato Saluzzo?
Cercherò di andare per ordine, ma dopo vi racconterò anche di Saluzzo.
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Fermenti al Museo della Scienza e della Tecnica, con Yakult

Yacult cibo in fermento

La fermentazione mi accompagna da sempre, e guardando indietro, mi rendo conto che in ogni momento della mia vita, ha avuto un ruolo fondamentale sul mio percorso. Ho iniziato a pensare ai possibili parallelismi che sono insiti in un processo di trasformazione così rappresentativo della relazione tra uomo e natura. Faccio sicuramente della filosofia da marciapiede, ma sono certa che è solo guardando nel micro e nel macro si  possa comprendere meglio per guardare al nostro futuro: personale e collettivo.
Perché sì, osservo i comportamenti di batteri e lieviti, ma anche delle stelle (adesso non so se vi sembrerò più normale o più matta di prima).

Questa è una lunga intervista a una persona che conosco da tempo e con cui potrei passare ore a parlare, di fermentazioni, di comunicazione e di vita. La stolko molto per farle creare un blog a suo nome, e non so quando, ma so che ce la farò.

Il nostro ultimo progetto insieme è #Ciboinfermento, un evento con Yakult ILab evento al Museo Nazionale della Scienza e della Tecnica di Milano

Antonella Losa
Nutrizionista, divulgatrice e consulente di comunicazione
Laureata in Alimentazione – Nutrizione Umana e in Chimica Organica

Quando hai cominciato ad occuparti di “fermentazioni”, e quando ti sei accorta di un risveglio nell’interesse qui in Italia e in Europa?

Fermentazione non significa solo alimenti, sono tanti i principi attivi medicinali che vengono ottenuti per questa via. Il mio primo incontro “live” con questa tecnica è avvenuto negli anni novanta, mentre lavoravo nel settore farmaceutico.
La differenza rispetto ai reparti di sintesi era intrigante: più variabili da dominare, molti più controlli durante il processo, per garantire un prodotto che doveva necessariamente essere sempre identico a sé stesso, anche perché la fermentazione, per sua natura fatica a dare un prodotto standard. Per riuscirci va piegata, dominata: è il suo bello e il suo brutto, si tratta di un processo vivo, che risponde, che si modifica se cambiano le condizioni ambientali.
In quegli stessi anni – ricordi? – si assisteva al primo boom dei corsi di degustazione del vino, con sempre più persone che si avvicinavano alla materia con interesse crescente al di là del piacere gustativo.
La voglia di capire perché un vino potesse essere tanto diverso da un altro, anche partendo dalle stesse uve, nello stesso territorio.
Tante le risposte, a partire proprio dal processo di fermentazione: modalità diverse, vini con diverse personalità.
Fu poi la volta dei micro birrifici, del cui sviluppo Milano fu antesignana. Se osservare e capire i risultati della fermentazione era stato fino ad allora lo stimolo principale, ora i tempi erano maturi per provare a sperimentare. E la produzione di birra si prestava particolarmente bene, anche per la situazione di mercato. Cominciava infatti a esserci una domanda concreta di birre non standard, diverse, da poter scegliere “su misura”, con un’impronta quasi artigianale.
Era ancora fermentazione e ancora, la cosa funzionava.
Da lì al pane e agli yogurt fatti in casa era solo questione di tempo. Gli scaffali dei reparti di elettrodomestici si riempirono d’un tratto di macchine per il pane e yogurtiere, e resero la tendenza chiaramente visibile a tutti.
La sfida ora è quella delle verdure fermentate, un trend in rapida diffusione negli ultimi anni, verso cui va anche passato un messaggio di cautela: è importante infatti conoscere e attuare le condizioni che garantiscono la sicurezza alimentare del prodotto finito. Continua a leggere