Ti bastano i soldi Rebecca?

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“Ti bastano i soldi Rebecca?
Ma certo, scherzi mamma? Con questi soldi a Istanbul ci vivevo dei mesi!”

Le ultime meravigliose parole di una giovane ragazza che con il suo zaino sta per partire per le sue prime vacanze da sola.
Ovvero, non partiva certo per la prima volta, in Turchia ci ha passato un anno della sua vita. È andata negli Stati Uniti, in Ungheria e a Barcellona con i suoi amici e in lungo e in largo per l’Italia. E ogni volta, quando è partita, ho sorriso nel vederla così seria e sicura di sé, pronta a conoscere il mondo con in tasca pochi soldi e tanta curiosità.

Ho sempre amato viaggiare ma non ho mai dato per certa la possibilità di poterla trasferire alle mie figlie. A diciassette anni sono corsa via da una famiglia che non poteva darmi più nulla emotivamente e culturalmente, con una determinazione che di cui, a ripensarci adesso, ancora non mi capacito. Poco più che ragazzina, ma mi sentivo forte e pronta per vivere le esperienze che mi sarebbero capitate…

Ho fatto la cameriera e l’aiuto cuoco in Spagna, la barista nei locali a Torino dove suonavano jazz (dell’amore per il jazz devo ringraziare mio padre), il food&beverage nei villaggi turistici e la commessa in oreficeria, ma non mi sono mai fatta troppi problemi a lavar dei piatti nei ristoranti se pagavano bene.

Mi facevo poche domande, trovavo lavori. E i soldi per me erano solo uno strumento per vivere bene e divertirmi: se non bastavano, lavoravo di più, era semplice. Avevo un libretto di carta che la banca mi aveva dato, dove c’erano segnate le uscite e le entrate. Spesso capitava che mi pagassero con un assegno e che ci volessero dei giorni perché fossero disponibili.

La mia maestra elementare mi aveva insegnato tutto quello che era attuale negli anni 70/80: Cambiali, assegni e libretti depositari… Questo mi ricordo e ripeto: ero alle ELEMENTARI e me lo aveva insegnato la maestra Bruna, che per inciso aveva sessanta anni.

Ma torniamo a Rebecca e al suo amore per la carta, che siano soldi o libri, non è importante.
Quest’anno con la sua maggiore età, ho cercato, in corsa, di instradarla verso una sua indipendenza. Lei studia, non lavora, ma deve imparare a gestire anche i soldi che spende e gli strumenti attuali. Ho provato a farlo, senza scontarle troppo l’approccio alla burocrazia.

Ciò nonostante, quando le ho fatto la domanda all’inizio di questo post, ho avuto il timore, che non avesse preso bene le misure, ma lungi da me fare la parte della mamma che non si fida, quindi l’ho lasciata partire per la Grecia con la somma di contanti stabilita.

Ovviamente il giovedì sera precedente alla mia partenza per la Puglia nel pieno dell’agosto milanese, mi scrive un messaggio, proclamando la fine dei suoi soldi.

Per fortuna era già a Istanbul, vicino alla famiglia che l’ha ospitata per mesi, quindi l’ansia genitrice era sotto controllo, ma ovviamente le dico di darmi dei riferimenti bancari per l’indomani. Ovviamente l’indomani sparisce, non risponde a nessun messaggio e io dimostro autocontrollo, pensando che forse non ne avesse così bisogno. Poi intimamente, scuoto la testa e non ci credo neanche io.
Venerdì sera, mi scrive dicendo se posso fare l’indomani, e io le ricordo, che in Italia gli uffici son ben chiusi etc etc, alterandomi anche un peletto.

Idea: “Rebe, non è che per caso hai la Postepay dietro con te?” Lei annuisce felice ricordandomi della carta IoStudio Postepay che le hanno consegnato a scuola lo scorso anno, ma mi dice che è ben a secco anche quella, perché non si è ricordata di trasferirci i soldi dal suo conto in posta” Ok, le rispondo, domani è sabato, uffici postali aperti, provo a capire e ad andare sul presto.

8.30 dell’8 agosto, prima di partire per recuperare Blanca in Fattoria in Val Curone mi presento in posta e sorrido perché ho trovato una sola persona in coda prima di me allo sportello nel tepore mattutino dell’agosto milanese.

“Salve, ho una figlia senza soldi a Istanbul, posso ricaricarle la IoStudio PostePay che ha con sé?”

“Sì certo, tra l’altro la ricarica è gratuita fino alla fine del mese di settembre ”(e tra me penso, beh, mi pare ottimo)
“Scusi, ma tra quanto potrebbero essere disponibili sulla carta?”
“La ricarica avviene in tempo reale, per cui non si preoccupi, tra un quarto d’ora sua figlia potrà prelevare a Istanbul ”

A quel punto, esclamo: “Figata!”

E l’impiegato che mi guarda sorridendo silenziosamente… so che si sta chiedendo se sono rimbambita, e come mai non so che questi servizi ci sono da anni, e perché una mamma quarantasettenne dice “Figata!”

Faccio la mia ricarica, poi esco e scrivo all’adolescente che è tutto a posto e che potrebbe già provare a usare la IoStudio PostePay.

Dopo un’ora esatta esatta, Rebecca mi scrive così: “Oh Ma’, sono arrivati, è tutto a posto, grazie eh. Bello avere una mamma che sa fare le cose”

Ok, in quel momento ho fatto il mio pieno d’autostima genitoresca, che lèvati.

A Blanca verrà consegnata la IoStudio Poste Pay all’inizio della scuola superiore, sono curiosa di capire tutte le cose che potrà fare e se lei si muoverà in autonomia. È sveglia e sul tema gestione soldi, promette bene: cerca sempre di usare i miei prima dei suoi 😉

p.s.
Rebecca è tornata con il ponte sul Bosforo tatuato sulla caviglia. No, vi prego, non ditemi nulla 😉

 

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