Adotta uno chef e poi raccontaci

Hai ragione Giorgia è roba vecchia. In effetti sono abbastanza in fissa con la storia dell’adotta: guarda, ne scrivevo già qualche anno fa su donnamoderna.com, me lo hai giusto ricordato.

Storia vecchia e utile, per me. Soprattutto quando le parti coinvolte sono persone di valore e con passioni che possono collimare. Credo fortemente nello scambio che ci potrà essere, perché adottare in fondo, vuol dire crescere e far crescere.
In questo caso la relazione tra chef e foodblogger, potrà raccontare anche un territorio e i suoi prodotti.
Credo che tu condivida con me l’amore per l’Italia e per la sua bellezza e che tu capisca di quanto bisogno ci sia di raccontarla. Ma hai ragione, non l’ho spiegato abbastanza.

L’idea “Adotta uno chef” è nata intorno a un tavolo, parlando con un foodblogger (maschio, non è un errore eh) mentre scoprivamo chef meno noti e decisamente apprezzabili ad una bella manifestazione. Quanti chef capaci, quanti foodblogger in Italia. Facile per quelli che vivono a Milano e Roma, che sono spesso ospiti ad eventi e inaugurazioni, ma non per gli altri. Sarebbe bello farli incontrare…
Ecco da lì è partita l’idea che poi ho girato a Chic, che ha potuto svilupparla e diffonderla.

Spiegami tu invece una cosa Giorgia: qual è il problema con i foodblogger? Sono tanti, scrivono cose diverse in modo diverso, sono bravi e meno bravi. Come dico spesso: Liberi tutti, c’è spazio per tutti. Nessuno è costretto a leggerli, sono gratuiti e in più la rete e i social fanno un’ottima selezione facendo emergere i migliori o i più popolari.
Spesso hanno questo “brutto vizio” di spiegare agli altri l’uso dei social, di raccontare ricette e prodotti dei luoghi, sentono una piacevole urgenza di comunicare quello che vivono, e per questo li apprezzo. Mi è capitato diverse volte di sentire parlar male dei foodblogger da giornalisti, dagli chef, dagli editori: Che barba che noia, che noia che barba.
Aver immaginato una relazione diversa tra loro, mi ha convinto che avrebbe potuto far nascere progetti interessanti e so che non verrò delusa. Negli scorsi giorni ho viaggiato qualche ora con uno chef e una foodblogger (se ti può tranquillizzare, sulle sue competenze posso aggiungere che è anche autrice e organizzatrice di corsi di cucina) che probabilmente si adotteranno, e mi sono divertita ad ascoltarli mentre parlavano di cucina, di futuri corsi di cucina e di pagine facebook. Sono certa che si divertiranno anche loro.

Sì Giorgia, io da te e da altri mi aspetto che si riconosca il bisogno di parlarne di più.

Ti chiedi o ci chiedi “Se una persona scrive di cibo e della cucina di uno chef, non dovrebbe già avere acquisito le conoscenze tecniche necessarie per farlo?” No, per me non per forza. A volte il racconto di cibo e della cucina degli chef di persone perfettamente preparate, non mi emoziona per niente. Sarà questo che crea il successo (inteso nel trovar lettori, non mi fraintendere) di molti foodblog? Credo di sì, anche per questo.

Per quello che riguarda le marchette e le recensioni, non sto neanche a spiegarti. Sbadiglio solo all’idea di affrontare per l’ennesima volta una discussione su questi argomenti. Se vuoi approfondire il mio pensiero a riguardo, ti propongo un’intervista di qualche tempo fa dopo un panel molto interessante alla social media week

Parli di foodblogger “ineducabili” e mi dispiace. Che brutti incontri hai fatto? Raccontami tu adesso, ti ascolterò.

Aggiungo che l’iniziativa ha creato molta curiosità e da molte parti mi sono arrivati complimenti, richiesta d’informazioni da chef, blogger e giornalisti. Ma qualche critica non fa male, anzi farò tesoro delle tue osservazioni e delle tue provocazioni.
A presto Giorgia, se vuoi a casa non ho il manuale delle giovani marmotte, ma da brava foodblogger ho il manuale di nonnapapera 😉

p.s. Nicola Cavallaro vorrebbe farsi adottare da Angelina Jolie, mi aiuteresti a convincerla a creare un foodblog?

 

17 pensieri su “Adotta uno chef e poi raccontaci

  1. Come condivido il tuo pensiero Paola e finalmente qualcuno che cerca di raccontarci.
    Sapessi com’è fastiodo per non dire triste lavora, sacrificarsi ed impegnarsi per fare al meglio il foodblogger. C’è chi l’ha trasformato in lavoro con non pochi sacrifici come me e leggere continuamente articoli discriminatori non è tanto allegro. Non capisco perchè se qualcuno ha una passione che vuole esternare nel suo blog, che vuole raccontare di esperienze, eventi o altro debba essere chiamato per forza con tono “schifato” gastrofighetta!! Invidia, incapacità non so, vero è che c’è chi lo fa bene, cerca di migliorarsi sempre e crescere, che c’è di male? Naturalmente non prendiamo in esame i marchettari/e.
    ciao
    Morena

    • Grazie Morena, grazie per la condivisione, ma se non vuoi sentirti dire “gastrofighetta”, usa meno il termine “marchettari/e” che non aiuta nessuno… Ovvero non giudichiamo in modo leggero, i confini sono spesso troppo personali

      • Vedi Paola quelli (non dico la parola) sono proprio coloro che fanno sembrare tutto il mondo dei foodblogger uguale quando in realtà c’è una suddivisione non indifferente. Sia chiaro che io mi considero nessuno, sono ancora molto piccola e con tanta strada da fare ma nel tempo ho cercato di migliorare come hanno fatto molte altre. Naturalmente i discorsi sarebbero molti da fare, ma non è il posto adatto. Comunque grazie per la risposta all’altro articolo. ciao ciao

  2. Paolo Agus il scrive:

    Brava Paola, concordo.

  3. Sei stata l’unica, Paola, a notare (oltre al tono volutamente provocatorio e all’ironia che ci sono propr, ma che capisco possano non essere graditi a tutti) che in fondo al mio post c’erano delle domande. Alle quali hai risposto in maniera educata, spiegandomi le tue ragioni in maniera approfondita e, soprattutto civile.
    Ho molto apprezzato questo tuo gesto, ho apprezzato decisamente meno la levata di scudi di altre foodblogger, che sui social network hanno usato parole anche pesanti nei miei/nostri confronti.
    Non volevo offendere una categoria intera, manifestavo semplicemente delle legittime perplessità.

    (più che uno chef, io adotterei Javier Bardem. Dici che è possibile?)

    • Sono felice di averti dato le risposte che cercavi, ma che tu ti dica dispiaciuta dalla reazione delle foodblogger lascia invece, perplessa me. Se usi certi toni, devi anche aspettarti risposte sulla medesima linea d’onda… Se fai tuoi questi toni devi essere preparata e magari anche gratificata dalle ovvie reazioni 😉 Ti posso fare l’esempio molto attuale di Cruciani-Sgarbi, stai attenta, se aggredisci, devi essere preparata a trovare uno più forte di te 🙁

      p.s. Il punto è che Penelope Cruz è veramente una tosta: cucinerebbe me e te sicuro (lo amo da sempre, anzi da Donne sull’orlo di una crisi di nervi)

  4. Roberto Ferrara il scrive:

    Ciao Paola, ma se un food blogger volesse partecipare all’iniziativa come fa??? Sarei molto interessato! ciaoooooo

      • Roberto Ferrara il scrive:

        Ottimo…ho già scritto a loro alla mail info di chic ma non mi hanno ancora risposto…grazie!!!

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